
Il 29 marzo 1815 nacque a Cagnano Nicola D’Apolito, personaggio illustre del nostro paese. Ma chi era D’Apolito? Vi riproponiamo un post scritto da Giuseppe Miucci per l’occasione.
Nell ‘800 la chirurgia, dopo essere stata ferma dal Medioevo e per diversi secoli, periodo nel quale tutte le conoscenze mediche acquisite dai Romani ed i loro popoli antecedenti non furono minimamente sfruttate, inizia a fare i primi passi che la porteranno ad essere la chirurgia dei giorni nostri. Prima di tutto bisogna ricordare che nell’800 vengono sormontati, grazie a medici come Pasteur, Lister e Semmelweis; due problemi fondamentali: il dolore, con l’anestesia, e la disinfezione della ferite.
Proprio in questo secolo Cagnano da i natali ad un grande chirurgo conosciuto anche a livello internazionale. Infatti se nel numero di Aprile abbiamo parlato dell’illustre personaggio cagnanese Carmelo Palladino, in questo non potevamo non parlare di un altrettanto importante personaggio cagnanese: Nicola D’Apolito.
Nicola d’Apolito, ultimogenito di nove figli, nasce il 29 Marzo 1815 a Cagnano Varano, da Francescoantonio D’Apolito e da Bartolomea Curatolo. Il suo cognome, che sembri si scrivesse con la “d’” minuscola, spiccava tra le famiglie più nobili e più illustri del tempo. È infatti possibile risalire fino a Giovanni Antonio D’Apolito, che generò i capostipiti della casata: Domenico e Cataldo D’Apolito.
Si è soliti dividere vita di Nicola D’Apolito in tre tappe: la prima di queste è il “Primo Periodo Cagnanese” che va dal 1815 al 1835, quindi dalla sua nascita fino al suo ingresso a Napoli.
Il giovane Nicola viveva con la sua famiglia in una strada chiamata “Coppa”. È proprio in questo periodo che Nicola capisce che la sua strada sarebbe stata quella di diventare medico grazie al padre, che gli trasmette l’amore per la scienza, e grazie al sacerdote Francesco Antonio Caputo, sotto cui compì i primi studi. Si ha un’idea dell’aspetto fisico di Nicola D’Apolito a quel tempo grazie all’unico ritratto pervenutoci: Nicola era magro, alto, esile e dai lineamenti marcati.
Dopo aver raggiunto il traguardo del diploma, Nicola decise di Trasferirsi a Napoli per iscriversi alla facoltà di Medicina e all’Università Federico II. È proprio con questo trasferimento che inizia il secondo periodo della vita di D’Apolito, un periodo che andrà dal 1835 al 1842 e che è comunemente chiamato “Periodo Napoletano”. Nicola si dimostra subito uno studente brillante grazie alle migliorie da lui fatte all’ apparato di estensione permanente per le fratture dell’arto inferiore che aveva la funzione di ridare all’arto la sua lunghezza primordiale. Fece questo modifica prima di laurearsi, cosa che accadde due anni dopo: era il 1840, anno in cui prese anche la licenza in chirurgia e quindi iniziò un’attività regolare. È proprio in questo periodo che il chirurgo fa la sua più grande invenzione: la sutura dell’intestino tenue. Nicola infatti fece delle approfondite ricerche sulla sutura e scoprì che questa tecnica era conosciuta già dagli Egizi, però nessuna sutura era possibile quando si parlava di intestino tenue, problema che Nicola risolse con la sutura “alla materassaia”. Altre tecniche fino ad allora conosciute erano o quella di “limitarsi a sbrigliare la ferita” oppure usare delle formiche in un numero proporzionato all’estensione della ferita, facendo cioè afferrare alle loro boccucce i due lembi della ferita e troncandone il corpo per far rimanere solo le teste per far si che la ferita restasse unita . Come già accennato Nicola risolse questo problema con la sutura alla materassaia che ideò dal suo appartamento a Napoli, in via Vico Purgatorio, guardando un’anziana signora cucire un materasso. La sutura ideata da D’Apolito “fa combaciare le superfici sierose dei bordi della ferita intestinale che poi vengono cuciti con punti di sutura estremamente uguali ed equidistanti tra loro”. Si ebbero i primi esiti positivi nel 1841 e fu presto applicata a tutti gli ospedali del regno di Napoli. Nicola inviò all’Accademia di Francia la relazione riguardo la su sutura, ma sfortunatamente fu accusato di plagio. Allora il chirurgo si sentì in dovere di dare delle delucidazioni all’accademia di Francia. Nel suo soggiorno a Napoli D’Apolito diventò un chirurgo eccellente tanto che i suoi stessi professori amavano intrattenersi con lui. All’apice delle sue soddisfazioni da medico e anche con una promessa di cattedra, che lui rifiutò, decise, non si sa per quale motivo, di tornare a Cagnano. È con il suo ritorno a Cagnano che inizia il suo terzo periodo chiamato “Secondo Periodo Cagnanese” Questo periodo va dal 1842 fino alla sua morte. Questo è senza dubbio il periodo più buoi della storia di Nicola D’Apolito che non è riconosciuto che non è riconosciuto come il genio che è dai cagnanesi e vive di stenti fino al giorno della sua morte, il 25 Aprile 1862.
A distanza di anni una delegazione cagnanese trasferitasi nella città statunitense di Rosebank, convinta di non aver riconosciuto il potenziale di D’Apolito si costituì in associazione e gli dedicarono una lapide commemorativa. Su questo esempio anche il comune di Cagnano Varano affisse un’epigrafe sulla facciata della sua casa natale.
Anche se è morto ci ha lasciato preziose testimonianze delle sua invenzioni scrivendo: La comunicazione sull’apparecchio per le fratture del femore; La memoria sul nuovo metodo di enterorafia; Il rischiarimento sul suo nuovo metodo; La memoria o relazione inviata a Parigi,all’Institute de France.
La popolazione cagnanese, ignora, proprio come per Palladino, l’esistenza di D’Apolito. Allora perché porsi, anche per questo personaggio, la domanda “Perché ricordare Nicola D’Apolito?” Prima di tutto per il personaggio in se, che per Cagnano è stato una vera e propria rivelazione, perché è un compaesano che ha contribuito allo sviluppo della medicina e perché è anche grazie a lui se la chirurgia oggi ha potuto raggiungere livelli cosi alti.
Nicola D’Apolito è, per il momento, l’ultimo personaggio storico da ricordare per quanto riguarda Cagnano Varano, poiché si spera sempre che nella storia ce ne siano altri. Ma è giusto ricordare tutti questi personaggi? La risposta nasce spontanea: SI! Per una moltitudine di ragioni prima di tutto per rendere omaggio a questi grandi personaggi e poi per ricordare a tutti che è sul passato che si costruisce un futuro migliore.
Giuseppe Miucci






