Tra gli ambienti presenti nel territorio di Cagnano Varano, la Valle San Giovanni è senza dubbio uno dei più interessanti dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e storico. Un ambiente poco conosciuto dove natura e storia s’intrecciano fino a plasmare un paesaggio surreale e a tratti mitologico.
La Valle di San Giovanni è situata a sud del centro abitato di Cagnano Varano. Con i sui 200 m circa di incisione, rappresenta la valle più imponente e spettacolare tra quelle presenti lungo il versante nord del Gargano. Scriveva nel 1807 Padre Michelangelo Manicone nella sua “Fisica Appula”:
Voi che siete melanconici, e che avete cara la vostra mestizia, venite ad abitare in questa profonda ed orrida valle di Cagnano. I monti da cui ella è fiancheggiata, alzasi a sino alle nuvole. Essi sono ripidi, nudi, e sparsi qua e là di rocce prominenti, di massi, e di smantellati ciglioni. Per andarvici, farebbe mestieri arrampicarvisi co’ piedi, e colle mani. Il piano di questa lunga e tortuosa valle vedesi tutto seminato di gran massi rovinati dalle sommità e da’ fianchi de’ monti da’ quali essa valle è attorniata.
Questo straordinario paesaggio, così descritto dal Manicone, si snoda per circa 3 km lungo la direttrice Nord-Sud del promontorio garganico, per attenuarsi e biforcarsi in contrada Grinavecchia (Romingero). Un ramo prosegue per Valle dei Fedeli, mentre l’altro prosegue per Valle del Mascione. L’origine della Valle è legata ai fenomeni carsici e tettonici che hanno interessato e continuano ad interessare il territorio garganico. Il fondo valle porta i segni della presenza di depositi detritici sabbioso-ciottolosi di origine fluviale, a ricordare come la Valle in un passato geologico fosse solcata dalle acque di un fiume che sfociava nella laguna di Varano. Dal punto di vista naturalistico la valle è un vero gioiello botanico, infatti lungo gli imponenti strapiombi esposti a sud, che caratterizzano il primo tratto, crescono alcune delle specie vegetali endemiche del Gargano come: l’aubrezia di colonna (Aubretia columnae subsp. Italica), l’enula candida (Inula verbascifolia, e la rara campanula del Gargano (Campanula garganica) oltre a numerose specie di orchidee (Orchis italica, O. quadripunctata, O. morio, Ophrys tenthredinifera, O. bombyliflora, Aceras anthropophorum). Negli anfratti delle imponenti rupi nidificano il gheppio (Falco tinnunculus), la poiana (Buteo buteo) ed il barbagianni (Tyto alba). La valle ospita anche alcune coppie dell’imponente corvo imperiale (Corvus corax). Tra i rettili sono presenti il cervone (Elaphe quatuorlineata), il biacco (Hierophis viridiflavus var. carbonarius), il saettone (Zamenis longissima) e la vipera (Vipera aspis francisciredi).
La valle, con la sua profonda incisione, conserva i segni e le testimonianze della storia. Uno dei segni più antichi e misteriosi sono la presenza di graffiti chiaramente leggibili sulla parete della grotta Tommasone. Graffiti il cui significato non è del tutto chiaro, anche se per alcuni studiosi questi sarebbero i segni caratteristici delle prime manifestazioni “spirituali” dell’uomo del Paleolitico Superiore. La Grotta, formata da due cavità con le aperture rivolte a sud, è situata sul versante occidentale della Valle a ridosso del poggio di Sant’Elia, nel punto d’ingresso dove la profonda incisione tende ad aprirsi. Con la diffusione del culto di San Michele s’intensificano i collegamenti tra le coste settentrionali del Gargano e la Via Sacra Longobardorum che dalla pianura di Capitanata portava a Monte Sant’Angelo. Un antico percorso, che i pellegrini provenienti dalle coste settentrionali del Gargano utilizzavano per raggiungere i luoghi di culto di Monte Sant’Angelo e del Monastero di San Matteo, era l’antica mulattiera che da Cagnano seguiva il Vallone di San Giovanni, per biforcarsi in contrada Grinavecchia (Romingero). Un ramo proseguiva lungo Valle dei Fedeli per dirigersi verso San Giovanni Rotondo ed il Monastero di San Matteo, mentre l’altra diramazione proseguiva per Valle del Mascione e con varie diramazioni scendeva verso il lago di Sant’Egidio raggiungendo il Vallone della Fratta e l’antica strada per Monte S. Angelo.








